lunedì 4 aprile 2011

Sic et simpliciter



Ieri sono uscito a fare una lunga passeggiata nelle campagne vicine a casa. Niente telefonino (o smartphone, come dicono i giovani d'oggi), niente radio, niente lettore Mp3. Solo le chiavi di casa con me, in fondo lì ci dovevo rientrare e dunque ne avevo bisogno.
Situazione rara, forse irripetibile, anche per un tipo solitario e riflessivo come me.
Tra i prati, i fiumiciattoli, gli alberi e i fiori che rivelano la primavera appena iniziata una sensazione di pace incredibile che aumentava mano a mano che all'orizzonte affievolivano i segni della civiltà umana.
Sono tornato a casa stanco, anzi stanchissimo, mi sono fatto la doccia, la barba e mi sentivo un re: non avrei desiderato nulla di più al mondo.
Ora: abbiamo sprecato millenni di storia evolutiva dell'uomo, di cui gli ultimi trecento anni di irrefrenabile progresso per sapere che si stava meglio quando si stava peggio? E io, ho sprecato trentun anni, cioè ottimisticamente parlando un terzo della mia esistenza, per sapere che avrei vissuto meglio tra la natura?
E' sicuramente così, può essere, probabilmente non è vero o è vero solo in qualche frangente. Ma ieri è stato così. Così e semplicente, sic et simpliciter...

Gyulio