Ultimamente
quando si vince, o quando comunque si raggiunge un traguardo prestigioso, c’è
la fastidiosa tendenza a rimarcare la propria superiorità facendo sentire gli
altri inferiori oppure, ancor peggio, facendo capire di essere riusciti a primeggiare
nonostante complotti, congiure o faide di Palazzo.
Per rafforzare il
concetto, basti un solo esempio, peraltro recente, quello della Juventus che
sta facendo passare in secondo piano uno scudetto ampiamente meritato e condito
da numeri record, letteralmente orinando sopra sentenze passate in giudicato e sopra
un palazzo, quello del governo del calcio, fintamente impotente.
Così non
dev’essere il caso dell’Udinese: la nostra squadra infatti ha saputo imporsi
davanti alle altre pretendenti per la Champions solo grazie al proprio valore,
e questo valore ora è il caso di celebrare e inneggiare. Bisogna rendere
omaggio alle proprie stelle, in panchina, in campo e dietro la scrivania e
questa gioia satura il cuore, senza bisogno di chiamare in causa le contendenti
sconfitte o peggio di vedere i fantasmi dove non ci sono.
Certo qualche
arbitro e qualche giornalista ogni tanto ammiccava in favore dei nostri rivali,
logica conseguenza della politica commerciale che mira a trattare meglio i
clienti più di numerosi, ma la nostra seconda annata consecutiva in Champions
dimostra ancora che il campo è l’unico giudice, piaccia o meno ai dietrologi per
professione o per hobby.
Lasciamo stare quindi Mazzarri e De Laurentis, Reja e Lotito, Stramaccioni e Moratti, questo traguardo è nostro non loro, non abbiamo bisogno di rivincite per rendere la nostra festa migliore.
Non abbiamo bisogno di tenere le contabilità dei favori o sfavori arbitrali di certi complottisti e
questa qualificazione dà ragione a questo modo di vedere le cose, e non ad un
mondo di persone che alle spalle del calcio ci vivono, ma il calcio non lo
vivono o lo vivono solo come un pretesto.
Essere superiori
significa primeggiare o arrivare davanti e gioire di questo, non che gli altri
siano dietro.
Non abbiamo bisogno per aumentare la gioia della vittoria di togliersi i classici sassolini
dalle scarpe o rinfacciare la vittoria a gli sconfitti.
Noi non siamo
così, noi siamo forti senza accusare gli altri di essere deboli o di partire avvantaggiati.
Noi vinciamo perché, con ironia per chi ne
millanta tre, siamo il vero movimento a cinque stelle. Con ognuna
un nome: Guidolin, demiurgo della materia udinese che si presente informe ad
ogni inizio stagione, Handanovic San Danovic, Danilo il miglior difensore mai
transitato nella Patria Friulana, Asamoah centrocampista di valore mondiale, Di
Natale per cui sono superflue descrizioni. Ovviamente il Friuli è il cielo dove
brilla questo firmamento unico, inimitabile e superiore.
Gyulio