martedì 15 maggio 2012

Il nostro movimento cinque stelle


Ultimamente quando si vince, o quando comunque si raggiunge un traguardo prestigioso, c’è la fastidiosa tendenza a rimarcare la propria superiorità facendo sentire gli altri inferiori oppure, ancor peggio, facendo capire di essere riusciti a primeggiare nonostante complotti, congiure o faide di Palazzo.
Per rafforzare il concetto, basti un solo esempio, peraltro recente, quello della Juventus che sta facendo passare in secondo piano uno scudetto ampiamente meritato e condito da numeri record, letteralmente orinando sopra sentenze passate in giudicato e sopra un palazzo, quello del governo del calcio, fintamente impotente.
Così non dev’essere il caso dell’Udinese: la nostra squadra infatti ha saputo imporsi davanti alle altre pretendenti per la Champions solo grazie al proprio valore, e questo valore ora è il caso di celebrare e inneggiare. Bisogna rendere omaggio alle proprie stelle, in panchina, in campo e dietro la scrivania e questa gioia satura il cuore, senza bisogno di chiamare in causa le contendenti sconfitte o peggio di vedere i fantasmi dove non ci sono.
Certo qualche arbitro e qualche giornalista ogni tanto ammiccava in favore dei nostri rivali, logica conseguenza della politica commerciale che mira a trattare meglio i clienti più di numerosi, ma la nostra seconda annata consecutiva in Champions dimostra ancora che il campo è l’unico giudice, piaccia o meno ai dietrologi per professione o per hobby.
Lasciamo stare quindi Mazzarri e De Laurentis, Reja e Lotito, Stramaccioni e Moratti, questo traguardo è nostro non loro, non abbiamo bisogno di rivincite per rendere la nostra festa migliore.
Non abbiamo bisogno di tenere le contabilità dei favori o sfavori arbitrali di certi complottisti e questa qualificazione dà ragione a questo modo di vedere le cose, e non ad un mondo di persone che alle spalle del calcio ci vivono, ma il calcio non lo vivono o lo vivono solo come un pretesto.
Essere superiori significa primeggiare o arrivare davanti e gioire di questo, non che gli altri siano dietro. 
Non abbiamo bisogno per aumentare la gioia della vittoria di togliersi i classici sassolini dalle scarpe o rinfacciare la vittoria a gli sconfitti.
Noi non siamo così, noi siamo forti senza accusare gli altri di essere deboli o di partire avvantaggiati.  
Noi vinciamo perché, con ironia per chi ne millanta tre, siamo il vero movimento a cinque stelle. Con ognuna un nome: Guidolin, demiurgo della materia udinese che si presente informe ad ogni inizio stagione, Handanovic San Danovic, Danilo il miglior difensore mai transitato nella Patria Friulana, Asamoah centrocampista di valore mondiale, Di Natale per cui sono superflue descrizioni. Ovviamente il Friuli è il cielo dove brilla questo firmamento unico, inimitabile e superiore.

Gyulio

lunedì 4 aprile 2011

Sic et simpliciter



Ieri sono uscito a fare una lunga passeggiata nelle campagne vicine a casa. Niente telefonino (o smartphone, come dicono i giovani d'oggi), niente radio, niente lettore Mp3. Solo le chiavi di casa con me, in fondo lì ci dovevo rientrare e dunque ne avevo bisogno.
Situazione rara, forse irripetibile, anche per un tipo solitario e riflessivo come me.
Tra i prati, i fiumiciattoli, gli alberi e i fiori che rivelano la primavera appena iniziata una sensazione di pace incredibile che aumentava mano a mano che all'orizzonte affievolivano i segni della civiltà umana.
Sono tornato a casa stanco, anzi stanchissimo, mi sono fatto la doccia, la barba e mi sentivo un re: non avrei desiderato nulla di più al mondo.
Ora: abbiamo sprecato millenni di storia evolutiva dell'uomo, di cui gli ultimi trecento anni di irrefrenabile progresso per sapere che si stava meglio quando si stava peggio? E io, ho sprecato trentun anni, cioè ottimisticamente parlando un terzo della mia esistenza, per sapere che avrei vissuto meglio tra la natura?
E' sicuramente così, può essere, probabilmente non è vero o è vero solo in qualche frangente. Ma ieri è stato così. Così e semplicente, sic et simpliciter...

Gyulio

sabato 19 marzo 2011

Fraticelli d'Italia

rainbow

Piaccia o non piaccia, le celebrazioni per i 150 anni della proclamazione del Regno d'Italia hanno avuto il merito di lasciare dietro di sè un considerevole numero di spunti di discussione.
L'adesione popolare alle manifestazioni patriottiche è stata notevole e partecipata e, pur essendo "eufemisticamente tiepido" nei confronti di tali celebrazioni, ho apprezzato gli interventi di Napolitano, istituzionalmente alti e solenni.
Altrettanto alto è il numero delle persone che ha considerato il 17 Marzo una normale giornata lavorativa: ad esempio quasi tutte le piccole aziende nella zona industriale di Osoppo erano aperte, si deduceva dalle automobili presenti nei piazzali, forse per beneficiare dei primi segnali di ripresa dopo periodi di congiuntura economica buia e difficile.
Ha fatto scalpore, come al solito, la posizione dei politici della Lega che hanno nella maggioranza dei casi disertato le celebrazioni: il 17 Marzo evidentemente non era per loro una giornata da ricordare solennemente così come l'Italia unitaria è, nei loro ragionamenti, una disgrazia più che una fortuna. Su questo ovviamente si può essere o meno d'accordo, tali signori debbono comunque ricordarsi chi li foraggia e mantiene (Roma, mi pare).
Inoltre, cosa ancora più grave e molto spesso sottaciuta, si deve far menzione del vero e proprio assalto alla diligenza che questo partito da anni pone in essere nei confronti delle cariche nei CDA e nei confronti delle  varie poltrone degli enti ad emanazione pubblica. In pratica, come Giano bifronte, con una faccia si contesta  l'Unità d'Italia, con l'altra (leggere i quotidiani economici per informazione) si sguazza nelle pratiche più deteriori delle isitutuzioni statali.
Come al solito poi, ogni volta che c'è una celebrazione, forse perchè in Italia sono rare le cose da celebrare, tutti vogliono apparire come coloro che al traguardo hanno contribuito in maniera più significativa e importante degli altri.
In questa speciale graduatoria, il  primo posto questa volta va per distacco a Joseph Ratzinger che ha rimarcato come la chiesa cattolica sia stata decisiva nel processo di unificazione nazionale.

O qui qualcuno sta sclerando o chiedo ufficialmente di essere rimandato a settembre in storia di terza liceo classico con dodici anni di ritardo...

Gyulio

lunedì 14 febbraio 2011

San Valentino come Berlusconi: tanti oppositori ma divisi...


Oggi è San Valentino, la festa degli innamorati mi dicono… L'amore, purtroppo, è un sentimento che non "frequento"... quindi taccio perché, come diceva Wittgenstein “su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere”. 
Mi piace invece osservare come ogni volta che c’è qualcuno che vuole celebrare una festa ci sia qualcun altro pronto a rompergli le scatole. 
Questo strano fenomeno sociologico prevede che per ogni persona che festeggia ce ne sia un'altra che gode a rovinargli e a contestargli la festa!
Ho individuato, ad una prima e sommaria analisi, diversi prototipi di contestatori di feste comandate. Gli anti-Natale: questi figuri di solito più che contrari al Natale sono contrari alla maniera in cui viene festeggiato. Il loro tipico pensiero è "quando ero bambino il Natale era una festa sentita, ora è solo consumismo e business".
Poi ci sono, da poco sul mercato, gli anti-Halloween: costoro pontificano che tale festa sia un "americanata", non un retaggio della nostra tradizione e giungono alla conclusione che pertanto non si debba festeggiare. Interessante notare come seguendo questo ragionamento, non dovremmo festeggiare ad esempio, neanche la Pasqua o il Natale stesso che mi risulta che ad un certo punto abbiamo importato dalla tradizione ebraica...
Il club degli anti-Capodanno invece (dei quali io sono membro onorario) amano sostenere che "...ok, quando si usciva le prime volte in compagnia, Capodanno era una figata, ma adesso basta, ogni anno cercare di divertirsi per forza e tornare a casa sbronzi…."
Ci sarebbero ancora decine di guasta-feste, alcuni dei quali a connotazione storico-politica… ricordo tra questi per dover di cronaca solo i contrari al 25 Aprile e i neo-costituiti anti-festa dell’Unità d’Italia…che avranno vita breve essendo la festività “una tantum”.
Gli anti-San Valentino, tra i contestatori di feste sono forse i più numerosi ma allo stesso tempo i più divisi, lacerati in varie correnti di pensiero così eterogenee da sembrare la vecchia DC (o per i più giovani il PD!).
Ci sono quelli che dicono che San Valentino non va festeggiato perché è un’invenzione del marketing (se ricordo bene costoro incolpano principalmente i fabbricanti di cioccolato, che invece si dovrebbero adorare con appositi altari e simulacri per ovvie ragioni). 
Poi ci sono quelli che dicono che non si deve festeggiare perchè le persone che si amano veramente celebrano ogni giorno il loro amore, senza bisogno di una festa…
Ci sono i contestatori silenziosi, che semplicemente fingono di ignorare la festa e si rifugiano in una scatola di cioccolatini per il partner comprati nell'ultimo bar sulla via di casa..acquisto effettuato solo per evitare in extremis una crisi diplomatica di immane proporzioni.
Ci sono gli antagonisti che, odiando il giorno mieloso di San Valentino, si sono organizzati e hanno creato una festa apposita il giorno dopo…dedicata a San Faustino mi pare.
E non ho parlato dei single, che a vario titolo odiano la festa...ma come dicevo prima “su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere”....


Gyulio

mercoledì 9 febbraio 2011

Liberate i liberali!


Non l'ho mai nascosto, mi sono sempre definito una persona di destra (a scanso di equivoci, non della destra xenofoba o nazi-fascista, ma di quella storicamente detta "liberale", presente soprattutto nella tradizione politica anglosassone).
Una volta, le persone cosiddette liberali come me crescevano con dei forti convincimenti, giusti o sbagliati che fossero, tra i quali:
  • La fede assoluta  nella libera concorrenza e nei meccanismi del libero mercato (la mitica invisible hand degli economisti)
  • L'insindacabile riverenza verso la divisa e le Forze dell'Ordine
  • La severità e l'inflessibilità nell'applicazione delle leggi
  • Il rispetto assoluto di tutte le istituzioni statali e repubblicane
  • Il principio della meritocrazia (chi fa di più ha diritto ad avere di più) e l'antipatia verso l'assistenzialismo
  • Il concetto del "chi sbaglia" e del "chi rompe" paga
  • Lo Stato basato su una bassa tassazione e una bassa spesa pubblica
  • Una forte etica nella gestione della res publica
Ebbene, io questi convincimenti li ho ancora... ma alla luce di quanto avviene oggi in Italia, sono davanti a due ipotesi "esclusive":
  1. Io non sono più un liberale, sono diventato qualcos'altro (e non so neanche cosa...)
  2. Quelli che attualmente in Italia si definiscono liberali non sono poi per niente tali
Non vorrei trarre facili conclusioni, ma per me come diceva QUELO è "la seconda che hai detto"...

Gyulio

lunedì 7 febbraio 2011

Post odio-terapico

Image copyright by @media 2006 - Geek tattoos


Nella mia vita, a volte, l'odio verso cose, situazioni, atteggiamenti antipatici è importante come l'amore. Si può dire che l'uno sia la pars destruens e l'altro la pars construens dell'esistenza quotidiana; l'amore però è un sentimento "sdoganato", figo da esibire e mostrare in pubblico, mentre l'odio viene nascosto e confinato nell'angolo più umido e malsano del cuore...
Stasera in un esercizio di rabbia suprema ho compilato la lista delle trenta cose che attualmente detesto maggiormente:

Avvertenza 1: sono una persona instabile, quindi una o più delle cose che appaiono nella lista potrebbero passare senza preavviso nella lista delle cose che adoro

Avvertenza 2: nessuno si senta offeso da questa lista, odio atteggiamenti, ideali, situazioni, professioni... ma le persone che li manifestano sono asolutamente da me rispettate!

  1. I calciatori indolenti o sopravvalutati (alcuni titoli in questa categoria: Floro Flores, D’Agostino, Motta, Legrottaglie, …)
  2. La famiglia Agnelli in ogni sua emanazione (Juventus, Ferrari, FIAT)
  3. I cantanti italiani finto rock (Vasco, Ligabue) e altri di vario genere (Antonacci, D’Alessio, Negramaro... )
  4. La sveglia che suona e le scarpe da allacciare alla mattina
  5. La mattina in generale
  6. I parassiti e i mantenuti, i disonesti e i cafoni
  7. Lo zucchero nel caffè
  8. Dover sbucciare le mele (ma non le inventano prive di buccia?)
  9. Le borse della spesa che non riesco mai ad aprire
  10. Il buio al cinema durante i film
  11. Chi arriva con un ritardo maggiore o uguale ai cinque minuti
  12. Le donne che non dicono né sì né no, ma ti lasciano in uno stato di attesa e mistero permanente
  13. Chi chiama al telefono fisso di casa: tutti, indistintamente. L’imprecazione può aumentare fino al 50% in caso di telefonate da parte di call center o vecchine sorde in giorni festivi e prefestivi
  14. Chi s’indebita e fa vita da nababbo
  15. Uomini e donne che hanno trovato un fidanzato/a per puro caso o sfruttando debolezze della controparte ma pretendono di darti lezioni di tecniche seduttive
  16. La pasta o il riso scotti (nel senso di troppo cotti, non la marca…)
  17. Le donne che vanno a vedere le partite da calcio vestite come a Uomini e Donne
  18. Le trasmissioni televisive di calcio parlato (in particolare dove chiamano tifosi o non addetti ai lavori)
  19. Calciatori, cantanti o celebrità che pontificano sui problemi del mondo (Bono Vox, ad esempio)
  20. I comici che fanno politica volontariamente o i politici che fanno comicità involontariamente
  21. Emanuele Filiberto di Savoia (merita una categoria tutta sua)
  22. Il comunismo (nel vero senso della parola, non quello che Berlusconi definisce tale altrimenti io detesterei anche i magistrati, i giornalisti, la RAI, gli arbitri, la Marcegaglia, Fini, gli imprenditori, i comici gli studenti, i professori, i dipendenti pubblici e altri ancora… non è mia intenzione!)
  23. Chi si fa chiamare Dott., Avv., Prof., ecc... al di fuori dell’ambito in cui questo titolo ha ragione d’essere
  24. Chi tonifica i propri glutei e non si preoccupa del proprio cervello
  25. Le banane, il formaggio, il radicchio rosso e il finocchio lesso
  26. Trenitalia e Alitalia
  27. Chi parla ad alta voce o urla
  28. Gli uomini che fanno i bulli con le donne
  29. Il caldo afoso durante la notte 
  30. Il segnale stradale di pericolo generico
 Gyulio

sabato 5 febbraio 2011

Dieci, Cento, Mille volte Totò

Questo non è un post doveroso...Qui non c'è niente riguardo al dovere, qui c'è solo piacere...e piacere allo stato puro, per gli occhi, deliziati, e per la classifica dell'Udinese, festosa come un bimbo il giorno di Natale.
Le ricorrenze ed i numeri, gli anniversari di matrimonio o i genetliaci tante volte contano poco. Altre volte, però hanno un merito: quello di obbligarci a fermarsi a pensare a cosa queste ricorrenze si riferiscano. I cento goal, a mio parere, sono un traguardo straordinario in un duplice senso. Per prima cosa perchè Totò è un ottimo giocatore, tecnicamente sopraffino, dotato di fondamentali straordinari. Calcisticamente esplode come mezzapunta di sinistra nel 4-2-3-1 dell'Empoli di Silvio Baldini, dove sono esaltati la sua rapidità e la sua capacità di partire defilato ed accentrarsi alle spalle di unica punta centrale per tentare la conclusione. Un ruolo simile gli viene affidato nell'Udinese di Spalletti dove diventa subito protagonista in un attacco tre punte, piazzandosi alla sinistra di Iaquinta oppure nell'Udinese di Marino dove agisce accanto a Quagliarella. Importante notare come a fianco a lui crescano esponenzialmente giocatori come Jankulovski o Dossena, che sgroppano sulla fascia e sfruttano abilmente i suoi assist partendo da dietro e sovrapponendosi. Quando la sua carriera, costellata da presenze in pianta stabile nella Nazionale italiana, sembra raggiugere l'apice, Totò, per esigenze di squadra (l'Udinese è priva di attaccanti centrali affidabili) e atletiche (non ha più la resistenza per coprire buona parte della fascia) cambia ruolo, accentrantosi e giocando più vicino alla porta avversaria. In questo ruolo, Totò assurge a protagonista assoluto nel panorama italiano e diventa goleador implacabile vincendo il titolo di capocannoniere nel 2009-2010 e laureandosi calciatore più prolifico della massima serie nella storia dell'Udinese.
Ma Totò è straordinario per un altro motivo -e ciò va sottolineato in modo particolare oggi- la sua scelta di fedeltà all'Udinese. Inutile fare retorica, fuori luogo parlare di bandiere, di milioni o di procuratori...mi sento solo di fare un grossissimo plauso ad un uomo che ha dimostrato e dimostrerà ancora come si possa raggiungere i più alti vertici anche in provincia, dove la famiglia trova il suo ambito ideale e la vita ha più qualità.
Dunque grazie Totò per le emozioni che regali e continuerai a regalare!

Gyulio